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E' disponibile la bozza del Dizionario delle Best Practice e degli Standard edito dal CNIPA, a cui ha collaborato anche itSMF Italia. Il dizionario presente le linee guida sulla qualità dei beni e dei servizi ICT per la definizione ed il governo dei contratti della Pubblica Amministrazione.
Rivolto alla Pubblica Amministrazione ma fruibile, nella grande maggioranza dei contenuti, anche dalle aziende private lo scopo del Manuale è quello di fornire un riferimento per la comprensione e per avvicinarsi ai principali modelli e metodologie che, a livello internazionale, sono attualmente disponibili per indirizzare i servizi di gestione e la governance ICT; esso si articola in una parte generale ed introduttiva e in una serie di documenti allegati dedicati ciascuno ad una diversa Best Practice o Standard.
Attualmente il Dizionario è in corso di realizzazione, ma sono ora disponibili in bozza la maggior parte dei documenti specifici dedicati a ciascuna Best Practice o Standard. Il documento specifico dedicato ad ITIL e' disponibile al seguente indirizzo:
http://www.cnipa.gov.it/HTML/CDF_2008/ITIL%20bozza%20v1.0%2031-05-08.pdf
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Come promesso nelle presentazioni precedenti l'uscita di ITIL v3, nonche' nella letteratura ufficiale: abbiamo un sito ufficiale su ITIL che accompagna la letteratura ed in qualche modo la rende viva ed aggiornata.
Se questa era la speranza, sembra essere stata in qualche modo disillusa. Il sito fornisce informazioni principalmente sulle seguenti aree:
Il sito puo' essere raggiunto al seguente indirizzo: http://www.itil-officialsite.com/home/home.asp
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Il Qualification Board ha coinvolto la comunit� ITSM internazionale (attraverso i membri dell'itSMF) e gli Accredited Training Organisations (ATOs) sulle loro preferenze sui titoli delle certificazioni ITIL.
I risultati, avallati dal Board, sono i seguenti:
Nello stesso comunicato si sono anche chiarite le date per la disponibilit� degli esami nei vari moduli ITIL V3:
Moduli Service Lifecycle
Moduli Service Capability
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Il processo Event Management nasce con ITIL v3. Si inserisce nella fase Service Operation del modello di lifecycle dei servizi IT in ITIL v3. In ITIL v2, l'event management era trattato, ma solo parzialmente, nel contesto del processo di incident management, ove gli eventi erano considerati un input al processo. Se ne parlava un po' piu' diffusamente nel libro ICT Infrastructure Management.
In ITIL v3, l'event management finalmente assurge al ruolo di processo indipendente. In parte questo e' dovuto al fatto che si sono moltiplicati i tool che permettono di gestire gli eventi in modo appropriato.
Un evento, in ITIL v3, e' definito come un cambio di stato che ha rilevanza ai fini della gestione di un Configuration Item o di un servizio IT. Un evento potrebbe indicare un malfunzionamento di una parte dell'infrastruttura, e quindi esere un trigger per la generazione di un incidente. Gli eventi, comunque, possono anche indicare un andamento normale delle attivita' oppure la finalizzazione di un intervento di routine (es. il cambiamento di un tape).
Il processo di event management si basa ovviamente su dei sistemi di monitoraggio, ma differisce dal normale monitoraggio in quanto l'event management genera ed identifica eventi (cambi di stato), mentre i sistemi di monitoraggio controllano i componenti dell'infrastruttura anche in assenza di eventi. I sistemi di monitoraggio su cui si basa l'event management sono normalmente di due tipi:
Dopo che l'evento e' stato identificato, esso si puo' trasformare in un incidente, un problema, un RFC, oppure semplicemente registrato per futura analisi.
In ultima analisi, il core business del processo di event management e' quello di identificare gli eventi, capirne il senso e determinare l'azione piu' appropriata (creazione di incident secondo i canali regolari, notifica immediata via SMS nel caso di major incidents, etc...)
In aggiunta a quanto detto sopra, l'event management puo' anche essere utile per automatizzare delle attivita' di routine, quali azionare in automatico l'avvio di script se determinate condizioni si verificano, etc...
Le attivita' tipiche dell'event management sono schematizzate nel workflow mostrato in basso. Le principali sono:
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Il 19 Giugno a Milano, al Circolo della Stampa - Corso Venezia 16 si terra' una conferenza dal tema molto interessante:
Service e Project Management: relazioni e sinergie
L'evento e' organizzato da iCONS - Innovative Consulting ed iSYS - Innovative Systems in collaborazione con itSMF Italia.
Questo evento si svolge nel contesto del ciclo di seminari ITIL� dalla TEORIA alla PRATICA, gia' pubblicizzato nel passato e si propone di indicare un metodo ed un percorso concreto per l�adozione dei processi del framework ITIL.
Questo tema risulta di particolare importanza nell'ambito di ITIL v3, ove il design e la transizione, che sono largamente project based, hanno assunto una dignita' pari ai processi di operations. Rimane molto interessante capire come interagiscono tali processi e come gestire in modo organico e produttivo queste interrelazione. Cosi' come sara' utile capire quali siano le possibili sinergie e come trarne vantaggio.
Dopo aver illustrato le potenziali interrelazioni in essere verranno presentate linee guida e raccomandazioni finalizzate al miglioramento dell'efficienza operativa e tali da consentire una visione completa ed integrata delle attivit� di progetti e servizi.
Per maggiori informazioni andate sul sito itSMF italia (www.itsmf.it)
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In ITIL v2 siamo stati abituati ad avere i processi (e funzioni) schematizzati classicamente nelle due aree:
Questa chiarezza, si e' naturalmente ottenuta dopo aver sedimentato e digerito il framework per diverso tempo. Per ITIL v3, invece, probabilmente a causa della relativa giovinezza, non esiste una schematizzazione chiara dei processi e delle funzioni. Per la verita' esistono alcuni tentativi di schematizzazione, piu' o meno riusciti. Parte della confusione nasce dall'apparente inconsistenza tra le diverse pubblicazioni OGC sull'argomento. Per fare qualche esempio: la guida ufficiale all'ITIL Service Lifecycle (The Official Introduction to the ITIL Service Lifecycle) parla del processo "Transition Planning and Support" all'interno del Service Transition, cosi' come il volume dedicato al Service Transition, mentre la guida ufficiale all'esame ITIL v3 Foundations (Passing your ITIL Foundation Exam, the official study aid) non ne parla nel capitolo dedicato ai processi. Altro elemento di counfusione e' la mancanza di un diagramma chiaro e conciso nella documentazione ufficiale che schematizzi tutti i processi in ITIL v3. Se poi si considera anche il volumetto "An Introductory Overview of ITIL V3" di itSMF, i dubbi crescono invece di diminuire.
Per provare ad offrire una schematizzazione di ITIL v3 ci riferiremo principalmente ai 5 libri principali:
L'assunzione di cui sopra vale per tutte la parti tranne che per la parte Service Strategy, per la quale seguiamo la guida ufficiale all'esame ITIL v3 Foundations.
I processi relativi al Service Strategy sono i seguenti:
I processi relativi al Service Design sono i seguenti:
I processi relativi al Service Transition sono i seguenti:
I processi relativi al Service Operation sono i seguenti:
Vi sono anche delle funzioni definite nel Service Operation:
Nella parte Continual Service Improvement vi e' definito un processo di miglioramento continuo organizzato in sette passi:
Scenderemo nel dettaglio dei vari processi nei prossimi post...
Una rappresentazione grafica della schematizzazione di cui sopra e' disponibile in basso.
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Il primo problema che si incontra nei progetti di implementazione del processo di Configuration management e': da dove iniziare? Tutta la documentazione ITIL (sia versione 2 che versione 3) ci da' un visione quasi utopica del CMDB e del processo di configuration management, fino a dire che supporta tutti gli altri processi e che ne e' alla base.
Basti vedere una parziale lista dei benefici potenziali (o attesi?) per rendersi conto della sua utilita' e pervasivita':
Puo' fare talmente tante cose che... non sappiamo dove e come iniziare a fargliele fare. Iniziare a catalogare tutti i CI, etichettarli, aggiornarli, sperando che i benefici si materializzino come d' incanto, non e' generalmente una buona idea.
Un utile metodo per iniziare a implementare un CMDB e' porsi la domanda in termini specifici: cosa vogliamo fargli fare? Vogliamo un maggiore controllo sugli asset IT o vogliamo un tool di supporto all'Incident Management? Quali sono gli utilizzi piu' importanti del CMDB per la nostra organizzazione (e per il management dell'organizzazione)?
E' utile a questo proposito organizzare dei workshop con gli utenti attesi del CMDB (a livello decisionale) che possano definire quali sono i loro problemi in modo da poter capire come puo' il CMDB aiutarli a risolverli. La soluzioni attese dal CMDB si formalizzano in Use Cases. Questi possono andare dal rendere disponibile agli operatori di Help Desk una vista dell'infrastruttura di rete in modo da poter rispondere alla (frequente) domanda: "i server sono raggiungibili?" fino al permettere ai manager di effettuare analisi di costo sull'infrastruttura per poter allocare i costi ai diversi clienti.
Questi Use Cases saranno il nostro punto di partenza nel definire il nostro CMDB attraverso un approccio Top-Down. Partendo dal risultato finale definiamo i dati ed il livello di dettaglio che devono essere presenti nel CMDB. Questo approccio ci permette anche di definire un approccio in fasi. Prima si approcciano e si implementano gli Use Cases che risolvono i problemi piu' dolorosi e via via con iterazioni successive si puo' procedere ad espandere il CMDB fino a risolvere anche altri problemi.
Il Configuration Management e' forse l'unico processo ITIL della parte Service Support (ragionando in termini di ITIL v2) i cui benefici non sono (quasi) gratuiti leggendo le ricette ITIL
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La Cogitek (http://www.cogitek.it) , in collaborazione con itSMF Italia (http://www.itsmf.it) organizza per il mese prossimo, e precisamente il 18/04/2008, un evento particolarmente stimolante sul tema dell'ambiente Open Source a supporto delle "best practices" di ITIL.
L'evento, che si svolgera' nella mattinata, e' particolarmente stimolante in quanto si svilupper� lungo un filo conduttore che partendo dalla definizione dei Processi e del CMDB in ottica ITIL percorre la strada dell'Open Source per trovare la risposta integrale alle esigenze dell'Azienda utente.
Il tema trattato senz'altro non prescindera' dall'interessante progetto CMDBuild (http://www.cmdbuild.org/), software in ambito Open Source, in cui un paio di oratori dell'evento hanno ricoperto ruoli significativi.
L'evento rientra nel ciclo di incontri "ITIL at Work", un'iniziativa che nasce dalle considerazioni fatte dal Gruppo di Consulenti di Cogitek, che operano nell'Area dell'IT Governance, che ritengono ormai sufficientemente diffusa la conoscenza delle best practices ITIL e che si propone con una cadenza bimestrale.
La partecipazione e' gratuita previa prenotazione. Per maggiori informazioni: http://www.itsmf.it/index.php?method=zoom_conferenze&id=88
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Qualche post fa' abbiamo analizzato il processo Starting up a project (SU) di PRINCE2, proseguiamo su quello traccia ed occupiamoci del secondo processo: Initiating a Project (IP).
Il processo IP inizia non appena il Project Board (l'autorita' che dirige il processo in PRINCE2) approva il Mandato di progetto (Project Brief), preparato durante il processo precedente (SU).
Di fatto il processo SU e' il primo vero e proprio processo del modello PRINCE2, in quanto, per essere precisi, il processo SU non fa parte del progetto in senso stretto, ma della fase di pre-progetto. Nel processo SU in effetti si stabilisce il Project Board, che e' l'autorita' massima del progetto che poi da' il via ufficiale al progetto sulla base del Mandato di progetto.
Alcuni degli obiettivi di questo processo sono i seguenti:
Il Processo IP e' composto dei sotto processi:
IP1 - Pianificazione della Qualita' (Planning Quality). Questo sottoprocesso si occupa di determinare i requisiti di qualita' del progetto, nonche' l'approccio da tenere durante il progetto rispetto alla qualita'. Sia i requisiti che l'approccio vanno documentati nel piano di qualita' di progetto (Project Quality Plan)
IP2 - Pianificazione di progetto (Planning a Project). Questo sottoprocesso di occupa di creare il Piano di progetto (Project Plan). Il piano include le attivita' principali, i deliverables, i costi , il ciclo di vita nonche' le risorse necessarie allo svolgimento del progetto stesso.
IP3 - Affinamento del Business Case e dei rischi di progetto (Refining Business Case and Risks). Questo sottoprocesso si occupa di ampliare e verificare il Business Case descritto nel Mandato di Progetto (Project Brief) alla luce del piano di progetto. Lo stesso lavoro di ampliamento e verifica viene effettuato con riferimento ai rischi di progetto.
IP4 - Impostazione dei controlli di progetto (Setting up Project Controls). In questo sottoprocesso vengono definiti dei meccanismi di controllo per assicurarsi che ad ogni livello di progetto possano essere verificati il progresso (con riferimento al piano di progetto) e definite le misure correttive eventuali. In questo sottoprocesso viene anche definito un Communication Plan che chiarisca come, quando e a chi le informazioni vadano distribuite.
IP5 - Impostazione dell'archivio di Progetto (Setting Up Project Files). In questo sottoprocesso si sviluppa il sistema informativo di progetto, tra le altre cose di creano l' Issue Log, il Lessons Learned Log ed il Daily Log.
IP6 - Creazione del Project Initiation Document (Assembling a PID). Nell'ultimo sotto processo del processo IP ci si occupa di creare il Project Initiation Document, che e' il documento (fisico o logico) che abbia tutte le informazioni necessarie ad effettuare deciusioni sul progetto. Il PID sara' riutilizzato durante tutta la durata del progetto.